Al via il tour di “La mia patria attuale” di Massimo Zamboni

MUSICHE METROPOLITANE - Concerti di Musica Bella e Notturna

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Al via il tour di “La mia patria attuale” di Massimo Zamboni

In un momento come questo, in cui ancora una volta dopo quasi due anni, partecipare ad un concerto torna ad assumere un significato importante, annunciamo a voi tutti la prima data del tour del nuovo album di Massimo Zamboni “La mia patria attuale” ad Alessandria, al Teatro San Francesco il 29 gennaio prossimo per Suoni, Vibrazioni in Movimento. Il calendario è in aggiornamento!

infos: www.teatrostregatti.it

“Patria non è parola leggera. Contiene in sé anche il mascheramento delle diseguaglianze, l’esercizio della violenza in difesa di interessi personali o di casta. Ma Patria è ciò che abbiamo, che siamo, presenza immateriale che giustifica l’essenza profonda dei popoli. Perché allora è così difficile pronunciare questa parola per la lingua italiana? A questa domanda sono dedicate le dieci canzoni dell’album.

Anticipato da Canto degli sciagurati e Gli altri e il mare, La mia Patria attuale è il nuovo disco di Massimo Zamboni, fuori il 21 gennaio per Universal Music Italia. L’album esce in digitale, in cd e in vinile ma anche in un’edizione speciale per Librerie Coop, sia nella versione CD box che vinile colorato, contenente scatti fotografici e scritti inediti di Zamboni. Attivo il pre-orderhttps://www.librerie.coop/massimo-zamboni-disco-la-mia-patria-attuale/

Prodotto da Alessandro “Asso” Stefana, storico chitarrista di Vinicio Capossela e qui in veste anche di polistrumentista (chitarre, bouzouki, pianoforte, mellotron, organo…), La mia Patria attuale arriva a più di dieci anni di distanza dall’ultimo progetto solista di Zamboni. Per l’occasione, il musicista e scrittore emiliano ha chiamato a raccolta alcune vecchie conoscenze come Gigi Cavalli CocchiSimone Beneventi, Cristiano Roversi e Erik Montanari, già al suo fianco in alcuni dei progetti musicali speciali di questi ultimi anni.

Anche se, in alcuni brani, riaffiorano echi di quelle band che con il nome di CCCP e CSI hanno segnato la storia del punk e del rock nel nostro Paese, con La mia Patria attuale Zamboni inaugura un nuovo percorso della propria carriera artistica, focalizzandosi su una dimensione più cantautorale, con testi di natura più letteraria e la voce come principale mezzo di espressione, avendo affidato le chitarre nelle sicure mani di Asso e di Montanari. Predilezione della forma canzoneridimensionamento delle chitarre, prevalenza di sonorità acustichepercussioni vive al posto di ritmi elettronici e un necessario lessico di stretta inattualità. Perché La mia Patria attuale è una fotografia in tempo presente di un Paese incapace di distinguere la propria Storia dall’oblio e che ha lasciato la parola “Patria” alle narrazioni intossicate e incattivite della propaganda. Un paese sempre più schiacciato fra la cronaca nera e la cartolina, incapace di pensarsi al di là degli stereotipi. “Un album dedicato all’Italia in un momento in cui prevale – giustificata – la mancanza di fiducia e di affezione e il sentimento della speranza non è mai stato così flebile nella coscienza dei suoi cittadini” dice Zamboni di un disco che si situa sommessamente all’incrocio tra la rabbia e la disillusione, l’incanto e lo sforzo“Eppure, esiste un’Italia che sogna, lavora, si offre, studia, sorprende, ci prova. Soprattutto, che non ascolta l’urlo generale. Un’Italia di singoli che operano in microcosmi coraggiosi, parcellari, fatta di talenti spesso silenziosi di cui il Paese attuale non sente il bisogno, di istituzioni e associazioni che conservano nel loro patrimonio genetico l’idea della collettività e devono lottare giorno per giorno contro la sommersione, insistendo di voler esistere”. Un album nato in un periodo difficile per tutti, durante una crisi mondiale che non è riuscita a diventare spartiacque della Storia: “Ho immagini vivide del periodo di lavoro: i viaggi solitari verso lo studio su autostrade deserte causa covid, le autocertificazioni, la pizza mangiata su un cartone appoggiato alle ginocchia, un senso di straniamento imparagonabile ad altre sensazioni conosciute, l’impossibilità di provare assieme agli altri musicisti. Ma forse proprio in questo risiede lo spirito dell’album: nella solitudine di un viaggio lungo l’Italia, affollando quel vuoto con presenze a me care e uguali.”